La pandemia di coronavirus che ha cambiato radicalmente il modo di vivere dapprima di alcune città del nord Italia, poi di tutto il nostro Paese, quindi dell’intero globo, ha fatto porre a molti la domanda: questa situazione poteva essere evitata? Si poteva prevedere che, partendo da alcuni casi in una regione cinese, l’epidemia raggiungesse la portata che ha attualmente?
Giorno dopo giorno hanno cominciato a diffondersi, soprattutto sul web, le teorie più strane su questo fenomeno, dal complotto dei Campionati Mondiali Militari all’arma batteriologica uscita per sbaglio da laboratori super segreti, fino alla scoperta che qualcuno avrebbe previsto in maniera anche abbastanza dettagliata e con larghissimo anticipo, cosa sarebbe successo.
Il caso più eclatante è rappresentato dallo scrittore Dean Koontz che, nel suo romanzo “The eye of darkness”, in questi giorni ripubblicato in italiano da Fanucci Editore col titolo “Abisso” (sottotitolo “Coronavirus – il romanzo della profezia”, sic!), scrive:
Uno scienziato cinese di nome Li Chen fuggì negli Stati Uniti, portando una copia su dischetto dell’arma biologica cinese più importante e pericolosa del decennio – si legge nei passaggi sottolineati diventati virali sui social network – La chiamano ‘Wuhan-400’ perché è stata sviluppata nei loro laboratori di RDNA vicino alla città di Wuhan ed era il quattrocentesimo ceppo vitale di microorganismi creato presso quel centro di ricerca.
Nella prima edizione del 1981, però, il virus aveva un nome diverso: per inserirsi nel clima della Guerra Fredda, veniva denominato Gorki-400, «come la città russa in cui era stata creata», come scrive il sito Snopes, che ha analizzato la genesi della notizia. Wuhan, quindi, sarebbe stata inserita solo in un’edizione successiva, quella del 1996…
Poi c’è il caso dalla sensitiva Sylvia Browne: personaggio controverso e proveniente da una famiglia di medium, ha raggiunto il successo grazie alle sue esperienze medianiche, avute sin da quando era bambina.
Famosissima negli Stati Uniti, i suoi libri sono diventati dei bestseller tradotti in tutto il mondo ed ha spesso partecipato come consulente per polizia e FBI a centinaia di casi di persone scomparse ed omicidi.
L’anno prima della sua morte, nel 2012 ha scritto insieme a Lindsay Harrison il libro “Profezie – Che cosa ci riserva il futuro”, dove sembra abbia previsto, tra le altre cose, anche un’epidemia molto, molto simile a quella del Coronavirus.
Nell’edizione italiana del testo, infatti, si legge:
Entro il 2020 diventerà prassi indossare in pubblico mascherine chirurgiche e guanti di gomma a causa di una epidemia di una grave malattia simile alla polmonite, che attaccherà sia i polmoni sia i canali bronchiali e che sarà refrattaria a ogni tipo di cura. Tale patologia sarà particolarmente sconcertante perché, dopo aver provocato un inverno di panico assoluto, quasi in maniera più sconcertante della malattia stessa improvvisamente svanirà con la stessa velocità con cui è arrivata, tornerà all’attacco nuovamente dopo dieci anni, e poi scomparirà completamente.
Sconcertante, vero? Eppure nel libro ci sono altre profezie, non proprio azzeccatissime, almeno per quanto ne sappiamo ad oggi. Ad esempio:
Alla fine, all’inizio del 2020, si raggiunge un accordo tra noi e gli extraterrestri. Lentamente ma inesorabilmente apriamo la nostra mente alla quantità di informazioni infinite che hanno da offrire, non solo sulle galassie lontane nell’universo lontano che non abbiamo ancora cominciato a sognare,ma anche sulla storia del nostro pianeta, di cui molti dei loro antenati sono stati testimoni e hanno lavorato duramente e contribuito a plasmare.
Libri e romanzi non sono l’unico prodotto editoriale nei quali possiamo trovare premonizioni riguardo la pandemia: nel fumetto “Asterix e la corsa d’Italia” uscito nel 2017, infatti, “Coronavirus” è il nome di un romano mascherato, accompagnato dallo scudiero Bacillus!
Un’altra premonizione? Non proprio.
Leggendo la storia, infatti, scopriamo che il senatore Lactus Bifidus, accusato di usare in altro modo i soldi per la manutenzione delle strade, decide di organizzare una corsa di carri a cui far partecipare tutti i popoli dell’impero per dimostrare l’eccellenza delle vie dell’Impero romano: come ha fatto notare Paolo Attivissimo sul suo blog, quindi, l’intero albo usa nomi di microrganismi per i vari personaggi, ma, soprattutto, il termine “coronavirus” era già ben noto quando è uscito il fumetto, anzi, sembra addirittura risalire al 1937!
Più drammatica, invece, la premessa dell’albo di Dylan Dog “L’ultimo uomo sulla terra”, uscito a febbraio nel 1993:
Fischia il vento nelle strade deserte e solleva polvere e carta. La città è morta. Cos’è successo, Dylan? Muovendoti a ritroso nella memoria, trovi il ricordo di Anna Never e di un amore lontano, tra le nebbie vedi un’apocalisse che ha spazzato via l’umanità intera. Ma quanto tempo è passato? E perché soltanto tu sei sopravvissuto? La verità fluttua dentro un silenzio eterno e un’eterna attesa.
Indagando tra le cause di quella che sembra una vera e proprio estinzione del genere umano, Dylan Dog individua nella causa della fine dell’uomo… un’epidemia di raffreddore!
Secondo gli esperti, però, un fenomeno come la pandemia che stiamo affrontando in questo periodo era prevedibile e forse, in qualche modo, anche atteso.
Ne parlava ad esempio Bill Gates, che durante una conferenza ad aprile 2018 aveva messo in guardia i presenti sul pericolo che avrebbe potuto rappresentare la diffusione di un virus pandemico nel sud dell’Asia che avrebbe potuto uccidere 30 milioni di persone in 6 mesi: alla conferenza annuale sui programmi educativi della Massachusetts Medical Society a Boston, Bill Gates aveva dichiarato:
Il mondo deve prepararsi alle pandemie seriamente come quando ci si prepara a una guerra
David Quammen, invece, nel suo “Spillover. L’evoluzione delle pandemie” del 2012 (pubblicato da Adelphi e tradotto da Luigi Civalleri), scrive:
Le malattie del futuro, ovviamente, sono motivo di grande preoccupazione per scienziati ed esperti di sanità pubblica. Non c’è alcun motivo di credere che l’AIDS rimarrà l’unico disastro globale della nostra epoca causato da uno strano microbo saltato fuori da un animale. Qualche Cassandra bene informata parla addirittura del “Next Big One”, il prossimo grande evento, come di un fatto inevitabile […] Sarà causato da un virus? Si manifesterà nella foresta pluviale o in un mercato cittadino della Cina meridionale? Farà trenta, quaranta milioni di vittime? L’ipotesi è ormai così radicata che potremmo dedicarle una sigla, NBO. La differenza tra HIV-1 e NBO potrebbe essere, per esempio, la velocità di azione: NBO potrebbe essere tanto veloce a uccidere quanto l’altro è relativamente lento. Gran parte dei virus nuovi lavorano alla svelta. […] È ipotizzabile che la prossima Grande Epidemia quando arriverà si conformerà al modello perverso dell’influenza, con alta infettività prima dell’insorgere dei sintomi. In questo caso si sposterà da una città all’altra sulle ali degli aerei, come un angelo della morte. […] Forse il “Next Big One” emergerà da una porcilaia malese, viaggerà dentro una scrofa esportata fino a Singapore e da lì, come la SARS, andrà in giro per il mondo, per esempio nei polmoni di un assistente di volo che ha mangiato il maiale in agrodolce in uno di quei ristorantini alla moda, cari come il fuoco, vicino all’Hotel Raffles.
Infine, se siete credenti e non sapete più a che Santo votarvi, provate a rivolgere un pensiero al patrono contro le pandemie: si tratta di Santa Corona, spesso rappresentata con San Vittore, le cui reliquie sono custodite, fin dal IX secolo, proprio vicino alla zona più provata dalla pandemia del coronavirus, ovvero ad Anzù, in provincia di Belluno…
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